Tre Sorelle
di Anton Cechov, adattamento di Laura Pasetti, traduzione di Cecilia Andreasi
Regia di Laura Pasetti
Musiche originali di Rosalba Quindici
Con The Merry Wives Trio (Laura Faoro; Firmina Adorno; Maria Calvo)
Note di regia
Continuando il percorso iniziato con The Merry Wives of William esplorando l’espressione fisica e il racconto visivo come principali canali di comunicazione, la musica diventa il traduttore che transmuta l’azione in qualcosa di liquido, il sentire del personaggio diventa udibile/sonoro.
Si esplora il rapporto con gli oggetti come dialogo, azioni ripetute con diverse modalità e diversi ritmi daranno il tempo allo sviluppo della storia. Tre Sorelle che vivono di ricordi e che quindi non vivono. Tre dipinti, colori che si mischiano e ricordi che emergono con particolari diversi. Le musiciste-attrici si cimenteranno in un lavoro di ricerca fisica trovando nella musica il completamento del percorso espressivo proposto dal corpo.
Le sonorità musicali si mescolano alla parola: lingue diverse di intrecceranno in questo viaggio provando a fare vita ad un concerto di impulsi che partendo dal corpo e dallo strumento si irradiano verso l’alto in maniera monologica.
Il testo di Cechov verrà da un lato destrutturato esplorandone in particolar modo i silenzi, cui daranno voce la musica e il movimento e dall’altro ricomposto nella volontà di delineare la fisionomia drammatica di ciascuno dei tre personaggi femminili mediante una partitura scenica di suoni, parole e movimenti.
La musica
Il lavoro proposto si presenta come un’opera di teatro musicale.
All’interno di questo genere, la compositrice Rosalba Quindici ha avviato, a partire dal 2016, uno specifico lavoro esplorativo grazie alla realizzazione del ciclo di brani composti per la Biennale di Monaco 2016 e ai progetti realizzati nel 2017 per il Museo di Capodimonte, dedicati specificamente a Picasso e ad Alberto Burri. Non secondario inoltre lo studio specifico del teatro musicale da lei effettuato seguendo un master biennale in teoria e composizione presso l’Università delle Arti di Berna.
L’idea di commissionare un lavoro di ricerca su Čechov alla compositrice è legata, quindi, a una sua specifica fase artistica, ma più in generale a un suo specifico approccio, incentrato su un raffinato lavoro ermeneutico sulla parola che Quindici ha maturato nel corso di anni di ricerca in filosofica in cui si è addottorata dietro la guida del fenomenologo Giovanni Piana.
Dal punto di vista tecnico il lavoro si prefigura come una serie di tableaux-vivant, tre in particolare, basati sulla performance di musiciste che hanno maturato una forte esperienza nell’ambito della musica colta contemporanea, in generale, ma anche del teatro, in particolare. Le tre musicattrici saranno impegnate nell’esecuzione dei loro strumenti specifici (flauto, violoncello e pianoforte) e di altri strumenti/oggetti appartenenti al mondo quotidiano descritto da Čechov nella sua pièce.
Attraverso uno specifico gioco sulla parola russa e sulla risonanza timbrica degli strumenti utilizzati, il lavoro si propone di creare una dimensione di continuo straniamento del pubblico, provocato per così a seguire un fluire degli eventi sonori e teatrali in una dimensione sinestetica dove la musica oltre ad essere ascoltata viene percepita attraverso la vista.
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